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Alexander Barner

L’artista Alexander Barner, dal volto e l’identità sconosciuti, si manifesta al pubblico attraverso dei nuovi lavori che mantengono la consueta carica espressiva che lo hanno contraddistinto fin dai suoi esordi di street artist sul finire degli anni Novanta.
Prima di lui altri artisti di fama internazionale si misurarono nel contesto urbano sperimentando la loro arte fra i muri della città ricoprendoli dei loro graffiti in segno di protesta contro il dilagante potere economico. Il valore del gesto spontaneo e rabbioso di riappropriazione della città presto scomparì e lo stesso esponente della Graffiti art, Jean- Michel Basquiat, presto riconvertì la sua arte da strada in arte da atelier. Allo stesso modo Alexander Barner ripercorre le fasi artistiche di Basquiat, non venendo meno però al suo impegno pubblico di denuncia. Il suo cromatismo acceso dal segno grafico scarno ed elementare semplifica la lettura di questo artista che dai muri delle periferie urbane passa al supporto cartaceo in cui si ritrovano comunque i forti richiami coloristici e stilistici dell’arte di strada.

Sebbene il mezzo espressivo sia cambiato, i colori si mantengono acrilici e vistosi caratterizzando la figura di quel malessere che domina la cultura contemporanea. La rapidità del tratto e del gesto disegnativo domina sul mondo raffigurato da Barner popolato di teschi e piranha, simboli di una cultura divoratrice e consumistica.

L’angoscia dell’esistenza è un tema spesso affrontato dalla storia dell’arte e sembra che Barner guardi agli artisti del passato che hanno sviscerato questo tema attraverso l’arte figurativa. Il richiamo più forte è verso la pittura di Eduard Munch, l’artista norvegese che già alla fine dell’Ottocento trasfigurò la realtà ne L’urlo. La stessa carica espressiva la si ritrova nei teschi di Barner dai colori violenti e dal drammatico contrasto dello sfondo caratterizzato da tratti nervosi e ripetuti fino a far emergere questa figura inquietante, presagio di morte. Al contrario de L’urlo, però, le labbra dei teschi sono serrate quasi a sottolineare una sorta di incomunicabilità volontaria, di incapacità di esprimere e denunciare quel malessere del vivere umano spesso corrotto dal denaro che compare in una accezione negativa come forma di dominio sulle società.

La linearità angolosa e tormentata, come i contrasti cromatici che concorrono a dare un senso di disarmonia e precarietà, sono un forte richiamo all’arte degli espressionisti tedeschi, in particolare a Ernest Ludwig Kirchner che espresse con la medesima carica figurativa il senso d’inquietudine che popolava la Berlino dei primi del Novecento. I forti richiami a questa corrente artistica sono rintracciabili nella scelta dei colori dalle tonalità fredde e acide, stesi con tratti nervosi. I profili taglienti, induriti e standardizzati privi di ogni umanità, vogliono ribadire quell’incomunicabilità tipica dell’umanità contemporanea.
Oltre a questo aspetto della collettività moderna, Barner denuncia anche il carattere vorace e consumistico facendo comparire nei suoi disegni i piranha, pesci noti soprattutto per la loro avidità. Ed è la stessa avidità di potere che l’artista vuole mettere in scena attraverso la metafora sociale del piranha che, con i suoi denti aguzzi, è in grado di divorare in poco tempo la sua preda, spesso raffigurata come un pesce più piccolo a simboleggiare il predominio del potente sui più deboli, ma non solo, spesso il piranha divora lo stesso denaro di cui è fortemente goloso.

Barner nei suoi disegni, caratterizzati da uno stile dalle forme acute e da linee spezzate, tracciate con un segno veloce che conferisce alla scena un ritmo frenetico, mostra la forte contraddizione della vita urbana e il diffuso malessere che popola le città contemporanee. 

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